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CONFERENZA “POPULONIA- La Città Bassa alla luce dei nuovi scavi”

del Dott. Archeologo GUIDO MURATORI MEZZERA

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PARCO ARCHEOLOGICO DI POPULONIA

Si estende tra le pendici del promontorio di Piombino il Golfo di Baratti, dove sorgeva la città etrusca e romana di Populonia, nota fin dall’antichità per l’intensa attività metallurgica legata alla produzione del ferro. Comprende una parte significativa dell’abitato etrusco e romano di Populonia, con le sue vaste necropoli, le cave di calcarenite ed i quartieri industriali in cui si lavorava il minerale di ematite, proveniente dai giacimenti dell’isola d'Elba, per ricavare lingotti di ferro. Il parco è articolato in diverse aree di visita che permettono di cogliere la trasformazione del paesaggio nel corso dei secoli. La costa boscosa del promontorio è rivolta verso l’arcipelago: le sagome scure delle isole fra cui l’Elba e la Corsica hanno costituito fin dall’antichità le quinte sceniche di un paesaggio di terra e di acqua. Fino alle bonifiche moderne, infatti, la pianura che si estende all’interno del promontorio di Piombino era un susseguirsi di laghi e lagune, ricche di pesce e di vegetazione palustre. Questo era il paesaggio del IX-VIII secolo a.C., quando sull’acropoli furono costruite importanti capanne per ospitare le più antiche aristocrazie di Populonia. Di queste capanne restano deboli e suggestive tracce sulla sommità dell’acropoli, non distanti dalle monumentali strutture di un’altra Populonia, quella romana che intorno al II secolo a.C. costruisce importanti templi, terme e santuari proprio nel cuore della città. Una rete di itinerari unisce la città delle case e dei templi alla città industriale e alle necropoli che si adagiano sulle prime colline che cingono l’insenatura. I percorsi, oggi come nell’antichità, seguono strade basolate, attraversano boschi e macchia mediterranea e si aprono su inaspettati scorci rivolti alternativamente sul golfo di Baratti o sul mare aperto e l’isola d’Elba. Uno di questi tracciati si spinge fin verso un altro paesaggio, quello del Medioevo. Fra i boschi del promontorio i ruderi del monastero benedettino di San Quirico raccontano di una città scomparsa e di un rinnovato interesse per le risorse naturali e minerali della regione.

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